GreenPeace ha pubblicato il rapporto “Arming Europe. Military expenditures and their economic impact in Germany, Italy, and Spain” in cui denuncia l’aumento della spese per le armi nei paesi NATO della UE, cresciuta quattrodici volte più del loro PIL complessivo negli ultimi dieci anni.
Il rapporto è stato commissionato dai tre uffici nazionali di Greenpeace in Germania, Italia e Spagna e analizza l’aumento delle spese militari in Europa con particolare attenzione a questi tre Paesi. La Germania ha aumentato la spesa militare reale del 42%, l’Italia del 30% e la Spagna del 50%; in particolare, nel nostro paese la spesa per i nuovi sistemi d’arma è passata da 2,5 miliardi di euro a 5,9 miliardi. Un passo verso la militarizzazione che rischia sia di destabilizzare ulteriormente l’ordine internazionale, sia di rallentare la crescita dell’economia e dell’occupazione in Italia e in Europa.
Nonostante le difficoltà delle finanze pubbliche italiane, la spesa militare è cresciuta con un ritmo senza precedenti nel nostro Paese, togliendo risorse alla spesa sociale e ambientale. Se nel periodo 2013-2023, la spesa militare in Italia è aumentata del 30%, quella per la sanità è aumentata solo dell’11%, la spesa per l’istruzione del 3% e la spesa per la protezione ambientale del 6%. Uno scarto ancora maggiore si registra nell’impatto occupazionale: i 3.000 nuovi posti di lavoro creati dalla spesa per le armi salirebbero a quasi 14.000 se la stessa cifra fosse investita nel settore dell’educazione, a più di 12.000 se investita in sanità e a quasi 10.000 nella protezione ambientale.
Anche per questo Greenpeace chiede con una petizione rivolta al governo italiano di tagliare le spese militari, rinunciando all’obiettivo NATO del 2% del Pil, di tassare gli extra profitti delle aziende della Difesa e di usare quei fondi per la lotta alla povertà e alla crisi climatica.