Il Cisp invita le interessate e gli interessati alla presentazione del volume “La coscienza dice no alla guerra. Per un rilancio dell’obiezione di coscienza a tutti gli eserciti e per una nuova idea di difesa”, a cura di Enzo Sanfilippo e Annibale C. Ranieri. L’evento, organizzato dal Cisp in collaborazione con Nonviolenza e Spiritualità e Università di Pisa, si svolgerà venerdì 30 maggio alle ore 15:00 in Aula Capitini del Palazzo Ricci (Via del Collegio Ricci n. 10, Pisa – 3° piano).
Introduce e modera la presentazione la dott.ssa Valentina Bartolucci (Università di Pisa). Durante l’evento ascolteremo gli interventi dei/lle responsabili per l’Italia della Comunità dell’Arca Enzo Sanfilippo e Maria Albanese e di Tonino Drago, ex docente del corso di laurea Scienze per la Pace dell’Università di Pisa.
L’accesso è libero.
Come indicato da titolo e sottotitolo, la chiave di lettura del volume monografico è l’obiezione di
coscienza al servizio militare che ha (come ricorda già nella Prefazione Alex Zanotelli) una storia
antica almeno duemila anni.
Il tema specifico dell’obiezione di coscienza è intelligibile all’interno dell’ottica più generale della
nonviolenza che – come ben chiariscono nel saggio di apertura i due curatori del volume- è una
strategia mirata “alla coscienza” di ciascuno (pp. 9 – 14). Ed è una strategia con una lunga storia
alle spalle che da Giampiero Girardi, Antonino Drago, Ermete Ferraro, Alfonso Navarra, Rossano
Salvatore e Rosario Greco rievocano dai tempi della guerra in Algeria a oggi (pp. 19 – 92, 127 –
134). Un “oggi” in cui si moltiplicano non solo le idee, ma anche le esperienze di alternative alle
armi, con un ruolo di primo piano delle donne (cfr. i racconti di Maria Albanese, Mariella Pasinati,
Nella Restivo e Giuliana Martirani, pp. 95 – 116): dagli obiettori di coscienza in guerre in corso (cfr.
Maria D’Asaro, pp. 119 – 125 e la testimonianza di “Operazione Colomba – Comunità Papa
Giovanni XXIII, pp. 135 – 144) agli “interventi civili di pace” (pp. 145 – 151).
Ma perché il dibattito politico e più in generale il dibattito pubblico non si occupano quasi mai,
neppure per contestarla con argomenti, della nonviolenza attiva e organizzata come alternativa al
dilemma dominante o resa inerte o reazione armata? Una responsabilità immensa è anche del
sistema scolastico che, tradizionalmente ignorante rispetto alla teoria e alle pratiche della
nonviolenza, in questi ultimi anni si va attivando sempre più per coltivare una mentalità bellicista
nei giovani (come documenta l’“Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università” (pp. 153 – 159).
Il prezioso quaderno si chiude con una quarta parte dedicata alle indicazioni operative, concrete,
per chi voglia – personalmente o informando giovani del proprio raggio d’azione – su come
“dichiararsi obiettori oggi” (pp. 161 – 172): infatti l’obbligatorietà della leva militare non è stata
abrogata (come comunemente si suppone) ma solo sospesa. In qualsiasi momento il Governo
nazionale può interrompere la sospensione e chiamare alle armi i cittadini maschi fra i 18 e i 40
anni, i quali avrebbero a disposizione solo 15 giorni di tempo per avanzare formale dichiarazione di
obiezione di coscienza: troppo pochi se, nel periodo anteriore, non si è diffusa una sufficiente
informazione e se non si è radicata un’adeguata formazione etico-politica.