“Siamo quarantasei ricercatrici e ricercatori del Dottorato di Interesse Nazionale in Scienze per la Pace.
Abbiamo scelto di dedicare le nostre competenze alla costruzione di società più giuste, eque,
accoglienti e umane. Oggi sentiamo l’urgenza di rompere il silenzio, di prendere posizione e di denunciare, con fermezza e responsabilità, l’orrore normalizzato delle molteplici guerre in atto nel
mondo.
Lo facciamo esercitando pensiero critico, perché la pace non è neutralità: è scelta di difendere il diritto costituzionale e internazionale, è impegno, è presa di parola e di coscienza contro ogni forma
di violenza legittimata. La necessità è quella di contrastare il flusso di informazioni parziali e
lacunose, volutamente selezionate, per orientare l’opinione pubblica e disincentivare la partecipazione.
CHIEDIAMO
Alle istituzioni italiane di rispettare pienamente i valori sanciti dalla Costituzione, a partire dal ripudio di tutte le guerre, e di agire in conformità al diritto internazionale anche nell’eseguire le sentenze della Corte Penale Internazionale e nel rispettare i mandati di arresto.
Al governo italiano chiediamo di prendere posizione per il riconoscimento dello Stato di Palestina e di fare il possibile per fermare il genocidio e gli altri crimini in atto facendosi portavoce, all’interno dell’UE, di politiche di mediazione e non di riarmo incentivate anche nel contesto europeo.
Difendiamo la possibilità di progettare una pace costruita con l’educazione anziché tramite un piano di riarmo che sottrae 800 miliardi di euro ai settori pubblici della ricerca, dell’istruzione, della sanità e del contrasto alla disoccupazione nell’Unione Europea. Inoltre, chiediamo al governo italiano di firmare e ratificare il Trattato delle Nazioni Unite per la proibizione delle armi nucleari (TPAN) (TPNW). La firma del trattato rappresenterebbe un chiaro posizionamento etico e politico: un impegno per il disarmo nucleare globale e per la salvaguardia del futuro comune dell’umanità, minacciato dalla crescente proliferazione e normalizzazione degli armamenti di distruzione di massa.
Al mondo accademico italiano di prendere posizione e di impegnarsi per dialogare con la società civile. Alle Università italiane chiediamo di garantire informazione e ricerca accessibile, etica, libera e trasparente e di interrompere rapporti con aziende e governi che militarizzano gli spazi della ricerca e della pubblica istruzione, favorendo gli interessi dei privati e il perpetuarsi della violenza sistemica.
Alla società civile – di cui siamo parte attiva – di non rimanere indifferente, di mobilitarsi per proteggere il diritto di ognuna e ognuno a praticare il dissenso nonviolento, manifestando, scioperando e disertando la guerra.
Saremo presenti non solo nelle aule, ma nelle piazze e ovunque ci sarà spazio per dare voce alla Pace,
I primi dottorandi e le prime dottorande in Scienze per la Pace in Italia”