I seminari del corso di laurea in Scienze per la Pace, organizzati in collaborazione col Centro Interdisciplinare “Scienze per la Pace” dell’Università di Pisa, sono lieti di ospitare Sergio Ferrari, scrittore e giornalista, ex prigioniero politico nel carcere di Coronda sotto la dittatura argentina di Videla. Data la sua importanza, l’incontro è aperto a tutta la comunità universitaria e alla cittadinanza.
Il seminario si terrà giovedì 23 febbraio, alle ore 16, nella nuova sala “Aldo Capitini” (dal nome di uno degli iniziatori degli studi per la pace in Italia), situata al terzo piano di Palazzo Ricci. L’intervento di Sergio Ferrari sarà preceduto dalla proiezione di un breve video che documenta la visita di un gruppo di ex detenuti al carcere che li teneva prigionieri, e da un’introduzione alla storia dell’Argentina negli anni della dittatura militare svolta da Andrea Grillo, membro della redazione di “Codice Rosso”.
«Non ci sentiamo vittime della nostra storia. Siamo stati e continuiamo a essere attori sociali che desiderano cambiamenti strutturali, da costruire con la gioia della consapevolezza umana. Ed è per questo che, sebbene alcune di queste pagine riflettano sofferenze molto profonde e assenze insostituibili, l’umorismo, come appare nella maggior parte del racconto, è sempre stato un’arma letale contro i nostri carnefici. Erano i gendarmi e le guardie i veri prigionieri delle proprie paure. E noi, pur stando 23 ore al giorno in celle di 2,80 x 3,40 metri, gli esseri veramente liberi».
Questo lo spirito che anima la testimonianza che gli ex detenuti, riuniti nel collettivo El Periscopio, hanno condensato nel volume “Grand Hotel Coronda”, da poco tradotto in italiano. Il libro nasce dalla necessità dei protagonisti di vedere proiettato nel futuro il loro drammatico vissuto come forma di impegno sociale. Hanno resistito a un sistema che, giorno dopo giorno, li voleva annientare, privandoli della dignità e dei diritti fondamentali. Ci sono riusciti costruendo, praticamente dal nulla, dei “periscopi” usati per spiare le loro stesse guardie. Nonostante le privazioni e le torture, hanno dato prova di una resistenza fuori dal comune, sfidando il potere militare nelle azioni quotidiane nonviolente attraverso l’unità, la solidarietà e l’umorismo.
L’eccezionale esperienza di vita raccontata nel libro – di cui Sergio Ferrari è uno degli autori – è più di una testimonianza storica: è un invito allo spirito critico e alla cittadinanza attiva. Gli attuali movimenti di protesta contro i poteri autoritari e l’uso politico del carcere, le diseguaglianze e le ingiustizie sociali, la crisi climatica e ambientale dimostrano che c’è ancora bisogno di resistenza e di lotta nonviolenta. E, come in Argentina 40 anni fa, la resistenza richiede l’impegno attivo di uomini e donne, spesso giovani, che non hanno paura di rischiare la loro vita per garantire, a sé e all’umanità, un futuro degno di questo nome.