Cisp – Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace
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Seminario: Attualità di Walter Benjamin? Letture del saggio “Per la critica della violenza”

Il Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace organizza il seminario “Attualità di Walter Benjamin? Letture del saggio Per la critica della violenza, con la partecipazione di Vincenzo Mele (Università di Pisa) e di Federico Oliveri (Università di Camerino). Il seminario si svolgerà giovedì 4 dicembre 2025, ore 17, in Aula Capitini, al terzo piano di Palazzo Ricci. Si potrà partecipare da remoto collegandosi a BlueMeet GARR.

Walter Benjamin (1892-1949) è stato un filosofo e critico culturale tedesco di origine ebraica, che ha influenzato profondamente tutto il Novecento: la sua importanza risiede nell’aver rivoluzionato la critica culturale e sociale con opere come L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica o Tesi di filosofia della storia, fondendo in modo originale marxismo eterodosso e teologia per analizzare la modernità e le sue crisi.

Il saggio Per la critica della violenza (1921), a cui è dedicato il seminario, è uno specchio della Germania del tempo e dei suoi conflitti: uscito sconfitto dalla Prima guerra mondiale, tra una rivoluzione comunista repressa nel sangue e una Repubblica di Weimar condizionata dalle conseguenze economiche del Trattato di Versailles, il paese era e sarà terreno di scontri ideologici molto forti fino alla presa del potere da parte del nazismo.

Nel testo emerge sia la vicinanza dell’autore alle tesi di Georges Sorel e al sindacalismo rivoluzionario, sia la critica del diritto e della democrazia borghesi proveniente tanto dai marxisti quanto dai reazionari. Benjamin denuncia la violenza come segreto inconfessabile su cui si regge il potere dello Stato e l’intero sistema giuridico: la sua critica è un tentativo radicale di pensare una forma di giustizia capace di trascendere la legge umana e la sua violenza intrinseca. A questo scopo, distingue tra la violenza fondatrice (l’atto sovrano che crea il diritto positivo, come una rivoluzione) e la violenza conservatrice (l’uso monopolistico della forza da parte dello Stato, come la polizia, per mantenere l’ordine legale), con l’obiettivo di superare entrambe e aprire la via a una giustizia più autentica.

 

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